Italian reports • 44

Buongiorno wordsbookiani!!!

Come avete cominciato il weekend? Questa mattina mi sono svegliata all'alba perché questo fine settimana, insieme a due amiche, ho deciso di fare una pazzia di cui vi parlerò sicuramente.
Oggi quindi avremo un solo appuntamento con Italian reports e in questo post potrete scoprire Empty. Il potere di Giuliana Tunzi, edito da Caosfera, romanzo d'esordio di quest'autrice. Andiamo a scoprirne tutti i dettagli e a leggerne un estratto, curiosi?

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Empty – Il potere
Empty – Il potere
di Giuliana Tunzi

Editore: Caosfera
Pagine: 304
Prezzo: 18,00 €
Formato: Cartaceo
Data d'uscita: luglio 2015
Link d'acquisto: caosfera.it

Trama:
Jennifer Stewart è una sedicenne maniaca del controllo, semplice, goffa ed abitudinaria. Quando arriva a New York con la famiglia, viene travolta dai ritmi frenetici della "Grande Mela", dalle nuove stravaganti amicizie e da un forte e folle amore per Richard Wollen, un ragazzo splendido e misterioso, custode di un profondo segreto che le cambierà la vita per sempre. Lasciatevi trasportare dalla vita di Jennifer e Richard e dalle loro avventure, in un romanzo dai risvolti inaspettati che vi terrà con il fiato sospeso.

Giuliana Tunzi
Giuliana Tunzi, classe 1990, è un’anima inquieta e un’inguaribile romantica. Ha una grande passione per la recitazione (mette in scena piccoli spettacoli), ha sperimentato generi musicali diversi, ha frequentato persone da tutto il mondo e ogni giorno si misura con la sua vita che è un continuo divenire. Fin da bambina non ha mai smesso di voler diventare scrittrice. Arriva nelle librerie con la sua prima opera della saga Empty, un romanzo giovanile e moderno, rivolto a chi non smette mai di credere e sognare.

Era una giornata come tante a New York.
Fuori pioveva e c’era un vento così intenso che potevo sentirlo sulla mia pelle, e solo il pensiero mi fece rabbrividire. Odiavo la pioggia!
Erano le 6:30 h del mattino. Come sempre i miei sogni erano così turbolenti da svegliarmi. Mi liberai dalle coperte che mi bloccavano da ogni tipo di movimento e fu inevitabile pensare che quella notte mi fossi rigirata parecchie volte nel letto.
Distesi le gambe. «Ahi!» mi uscì un piccolo lamento, ma niente di preoccupante. Scesi dal letto mantenendomi salda al comodino, poiché il mio equilibrio non era dei migliori, anzi tutt’altro. Aprii lentamente il resto della tenda, sperando che la pioggia fosse terminata, ma così non era. Pioveva anche più forte e il brutto tempo mi rendeva di malumore; già il mio non era alle stelle! Sbuffai dirigendomi verso la porta e sgattaiolai nel corridoio.

“Ti prego, fa’ che non mi abbiano sentito, ti prego, ti prego!”

Le mie inutili preghiere cessarono nel momento in cui scivolai, cadendo pesantemente sul pavimento ghiacciato e provocando un boato.
«Stupide gambe!» bisbigliai, massaggiandomi il piede destro, indolenzito. Uscì mia madre dalla stanza con aria spaventata.
I suoi capelli castani tendenzialmente biondi erano arruffati, e mi fissava con i suoi occhi color nocciola.
«Stai bene piccola?» mi afferrò per un braccio aiutandomi ad alzare. Irritata, mi aggiustai la maglietta e mi scrollai i pantaloni.
«Tradita dal mio perfetto equilibrio!» cercai di sembrare ironica, ma mia madre non era proprio il genere di persona che capiva al volo queste situazioni. Lei era più lunatica e ingenua, una donna così onesta e tremendamente dolce. Spesso le dicevo che viveva in un mondo tutto suo. Anche quando sbagliavo, non riusciva ad arrabbiarsi. Tra l’altro era sempre premurosa e pronta a difendere tutti. Presumibilmente per le leggi della fisica (due corpi idioelettrici che hanno le loro parti in stati opposti, quando sono in presenza l’uno dell’altro si attraggono fra loro, dalle parti elettrizzate diversamente) aveva sposato un uomo, mio padre Joseph, che era di un’ilarità unica, ed io probabilmente avevo ereditato il suo carattere. Essendo un chirurgo plastico di fama non passava molto tempo a casa, ma quando succedeva era presente al cento per cento, quindi non potevamo recriminargli niente.
«Magnificamente mamma!» risposi. Mi arresi nel vedere il vuoto sul suo volto inespressivo.
«Come mai già sveglia?» mi domandò sospettosa, approfittando per stringermi a lei.
«Colpa del sonno leggero… ma sarà ereditario, dato che sei qui accanto a me!» mi guardò con un’aria di rimprovero, e le baciai la guancia. No… non sapeva proprio scherzare!
Ci dirigemmo entrambe verso le scale e, scendendole, andammo in cucina. Io mi sedetti sullo sgabello mentre lei si offrì di preparami la colazione.
Ero ancora stanca, ma al ricordo del sogno di quella notte subito scossi la testa rabbrividendo.
Correvo lungo un corridoio buio e mi voltavo in continuazione, ma dietro di me non c’era nessuno. Ero spaventatissima: sentivo la presenza di qualcuno, anche se non era visibile. E urlavo, urlavo..., cercavo qualcuno che mi potesse aiutare.
«Che brutta cera Jenny!»
Mia madre mi fece tornare con i piedi per terra, allontanandomi dal ricordo del sogno e lasciai andare la testa tra le mie mani.
«Sono solo stanca» le sorrisi. Alla fine era la verità!
Mi porse la tazza di latte e mi posò i cereali sul tavolo. Quando risalì le scale approfittai del momento di completa solitudine per specchiarmi in una pentola d’acciaio. Non aveva tutti i torti. Oltre ad avere i capelli castano chiaro arruffati, colore ereditato da lei, avevo anche due borse violacee sotto gli occhi che, per mia sfortuna, erano color nocciola, sempre come quelli di mia madre. Per non parlare poi del colorito bianco latte! Delle volte mi chiedevo perché non potessi avere i capelli color nero corvino e gli occhi azzurri di mio padre.
Solitamente la mia pelle non era mai così diafana.
Avevo urgentemente bisogno di una doccia rigenerante, così mangiai di fretta e mi rinchiusi per un’ora abbondante in bagno. Quando ne uscii, il colorito era tornato roseo, e coprii solamente le occhiaie con un po’ di correttore. Kate, mia madre, era in camera a riordinarmi il letto e, afferrando velocemente i vestiti dall’armadio, mi vestii in bagno.

Cosa ne pensate? Ne avevate sentito parlare?
Ciaooooooo ^___^

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